Interessanti ( e curiose, anche) novità sono emerse la scorsa settimana a Milano nel corso del Decoded Fashion, curato in Italia da e-Pitti in partnership con Intesa Sanpaolo.

Il digitale è sempre più presente ed indispensabile anche nel settore della moda.

Partendo dal presupposto che le strategie vanno costruite su “micro momenti” e su contenuti che spingano all’acquisto, al Decoded Fashion ormai è assodato che al tradizionale “e-commerce” debba imprescindibilmente affiancarsi il “social-commerce”. Così il digitale spazia dalla “digital experimentation” adottata da Timberland di assumere per un sito e-commerce “non più gente solo con un background digitale ma venditori puri che arrivano dai negozi ” e che siano in grado di capire i clienti agée, a quella di Zalando di seguire fisicamente i clienti per osservarli mentre consultano lo smartphone.

Al Decoded Fashion è intervenuto anche il country manager di Facebook Italia, Luca Colombo, che a proposito di big data ha liquidato i cookies definendoli datati: “Nel nostro White paper parliamo di thumb factor, ovvero di tutti quei processi che ci permettono di arrestare il dito di un utente su un contenuto ed osservare i suoi movimenti.”.

Altra novità(?), che rispecchia l’arcinoto detto che “un’immagine vale più di mille parole”, evidenziata al Decoded Fashion sembra essere la nuova frontiera digitale rappresentata dai video a 360 gradi, ai quali affidare la narrazione ed il coinvolgimento. I grandi marchi lo sanno. Un esempio per tutti è quello di Guerlain che, grazie alla campagna per la sua Terracotta su Instagram(social privilegiato dal target femminile) , per le 965 mila persone raggiunte, il ricordo della campagna è lievitata di 23 punti e la notorietà di 15 punti.

Così i brand che vogliono fare campagne al grido di “content is the king”, scelgono Instagram per i risultati immediati in termini di creatività, targeting e misurazione.

Altre stimolanti idee, relative al digitale, emerse al Decoded Fashion riguardano i mezzi connessi a materiali e portabilità. Si è parlato dei camerini intelligenti(già testati nel 2014) di Ovs realizzati con tecnologia Google Enterprise che consentono di fotografarsi mentre ci si prova gli abiti.

Meravigliosa invenzione! Questo permette di andare a fare shopping senza il seguito di ancelle, amiche, sorelle, madre da affliggere con le fatidiche domande “Come mi sta? Mi ingrassa? Mi affina? E’ meglio questo o quello?”.

Anche le start-up al Decoded Fashion hanno presentato soluzioni innovative, ma quella di Hikitag – che ha visto il debutto negli Usa ad ottobre – per tracciare borse e accessori di lusso(anche contro i falsi) lo è in particolar modo. In pratica, andando sul sito Hikitag dopo l’acquisto, si può registrare la borsa e verificare che il numero di serie riportato al suo interno sia autentico. Inoltre è possibile scrivere la propria identità: insomma, una sorta di carta di riconoscimento della borsa dopo quelle per i cani, i bagagli ecc.

Dunque largo al digitale!

Decoded Fashion: largo al digitale. Ultima modifica: 2015-12-01T08:25:19+01:00 da Daniela Graziani