Già nello scorso maggio era giunta la notizia che più della metà delle ricerche su Google proviene dai sempre più indispensabili ed insostituibili smartphone. In quali parti del mondo? Ovviamente negli Stati Uniti, in Giappone ed in altri 8 paesi non meglio precisati.

Così il senior vice presidente di Search per Google, Amit Singhal, ha comunicato nel corso della Recode’s Code Mobile, che oltre la metà dei 100 miliardi di ricerche mensili giungono da smartphone e tablet.

Sul fronte dell’utente ciò implica che quando cerca qualcosa – e Google sa che ha installato un’app particolare – egli potrà essere indirizzato direttamente all’interno dell’app per la consultazione di q uella specifica pagina web.

I dati aggregati siglano il sorpasso, nonostante che in alcuni singoli Paesi si verifichi una prevalenza di ricerche da desktop: l’aspetto importante da considerare è il protagonismo del segmento “mobile” che prosegue nella sua inarrestabile escalation, anche se ciò non implica che si sia smesso di “googlare” da postazione fissa.

Nel confronto(è il caso di dire, all’americana) tra browser e app, la ricerca da desktop è cresciuta in senso assoluto, mentre è diminuita in percentuale.

Google Search stravince, in quanto è stata considerata la quarta applicazione più potente negli Stati Uniti.
Stando al recente Report di Morgan Stanley elaborato con dati comScore, le ricerche sul mobile in Usa sono due volte quelle da app e sono cresciute di 1,2 volte più velocemente negli ultimi 3 anni.

E pensare che la ricerca era stata concepita per abbattere la percezione che il web mobile è debole o, addirittura, in declino(e, per estensione, Google). Ma non è così. Il motivo non è da ricondursi al fatto che il browser sia in qualche modo superiore o che “internet aperto deve vincere”. Il browser ha più traffico perché i consumatori delle apps sono più selettivi ed esigenti. E bisogna anche dire che le apps mobile non sono per tutti.

In realtà il match app vs browser mobile riguarda la segmentazione del target ed il comportamento degli user. Volendo generalizzare, il browser è per utenti più “casuali/occasionali” mentre le app sono per internauti più costanti e fedeli.

Bisogna quindi che gli operatori(marketer per primi) ne tengano conto e continuino ad identificare target specifici ai quali rivolgere determinate e mirate comunicazioni, sia via browser che tramite app.

Browser batte app 2 a 1. Ultima modifica: 2015-10-13T12:25:27+02:00 da Daniela Graziani