L’iTunes del giornalismo, questo è Blendle. Il meglio di giornali e riviste.
Come già accaduto per la musica, grazie alla geniale idea di Steve Jobs, anche per la stampa sarà possibile selezionare e “comprare” il singolo articolo anziché l’intera testata. Non è più la testata a essere scelta ma le singole storie che contiene, “consumate” on demand.
Infatti, con l’imperversare di Facebook e Google, gli articoli dei giornali si leggono sempre più come singoli “prodotti” e sempre meno come parte di un giornale-sito di notizie. Quindi, possiamo definire a pieno titolo “pay-per-story” il nuovo modello di giornali .
Questa nuova formula, oltretutto, potrebbe rivelarsi giusta anche per salvare il giornalismo, altro comparto in sofferenza.
Un’operazione di così grande portata e rilevanza non poteva essere pensata ed attuata se non da due colossi del settore dell’editoria: il New York Times e l’editore tedesco Axel Springer che hanno finanziato con 3 milioni di euro la startup olandese Blendle.
Che, giustamente, si autodefinisce “l’iTunes dei giornali”. L’obiettivo della importante operazione, anche in termini finanziari, é quello di lanciare entro sei mesi la vendita “frammentata” delle news in uno dei più rappresentativi Paesi dell’Europa: la Germania, paese-pilota per testare e vedere se il modello funziona.

Blendle ha iniziato l’attività in Olanda lo scorso aprile, proponendosi e funzionando come una vera edicola digitale dove è possibile acquistare non i giornali, ma i singoli articoli che li compongono.
I prezzi? 20 centesimi “a pezzo”, con la scelta tra i quotidiani e le riviste che partecipano all’iniziativa. La maggior parte delle testate olandesi.
Due parole su Blendle: fondata da due ex giornalisti di 27 anni, Alexander Klu00f6pping e Marten Blankesteijn , la startup conta attualmente 130 mila utenti registrati e ripropone un modello già noto a Jobs: il 70% del ricavato va all’editore, il 30% resta in casa.

Blendle: è nato il “pay-per-story”. Ultima modifica: 2014-11-26T16:40:32+01:00 da Daniela Graziani