Scegliere un cibo piuttosto che un altro, un supermercato, un locale, il cappotto blu oppure quello rosso? Ogni giorno pensiamo di compiere delle scelte ponderate, di essere pienamente al corrente delle ragioni che muovono le nostre azioni, di scegliere qualcosa perché “ragioniamo”.

Eppure non è così: fino all’80% delle nostre scelte sono completamente inconsapevoli.

Siamo sovraccarichi di stimoli e in questo caos non abbiamo l’attenzione sufficiente per ogni singola scelta. Come possono gli esperti di marketing creare messaggi pubblicitari capaci di catturare l’attenzione, guadagnare la nostra curiosità?

A questo pensa il Neuromarketing: una disciplina che unisce il marketing tradizionale con le neuroscienze, per individuare cosa accade nel cervello delle persone, in risposta a stimoli di specifici prodotti, marche, pubblicità, al fine di determinare le strategie migliori che spingono all’acquisto. Analizza i percorsi involontari che ci spingono ad una scelta di un prodotto piuttosto che un altro.

Gli strumenti che utilizza il Neuromarketing vengono presi in prestito dalle tecniche mediche: EEG (Electroencephalography), PET (Positron Emission Tomography), fRMI (Functional Magnetic Resonance Imaging) , Eye Tracking,  misurazioni biomediche (conduttanza cutane, battito cardiaco, respirazione, pressione sanguigna, ecc.).

Grazie a questi strumenti è possibile visualizzare, in tempo reale, come il nostro cervello “si muove” di fronte alla scelta di certi prodotti o alla visualizzazione di un messaggio pubblicitario, quali sono le reazioni conseguenti del corpo, in correlazione con la scelta decisionale attivata. Generalmente gli studi vertono sul grado di attenzione che suscita il contenuto in questione, il grado di coinvolgimento emotivo e il livello di conservazione del ricordo.

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Dai risultati è possibile dedurre gli aspetti:

  • intenzione ad acquistare un prodotto;
  • la novità, ovvero la capacità dell’oggetto di emergere rispetto alla concorrenza;
  • l’efficacia comunicativa del messaggio.

Google si è rivolto a Neurofocus, azienda leader nell’ambito del Neuromarketing, per valutare la modalità, meno invasiva possibile, per inserire i banner sui video di  Youtube.

Dallo studio condotto da Neurofocus, è emerso che il formato migliore tra numerose possibilità, era l’overlayer, ossia il banner che attualmente siamo abituati a visualizzare in basso sullo schermo.

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 Il banner in basso si è dimostrato il format ottimale per attirare l’attenzione dello spettatore.
In una scala da 1 a 10, questo formato ha raggiunto un altissimo grado di attenzione (8,5), di coinvolgimento emotivo (7,3) e di efficacia (6,6).
Per l’attuazione strategica di un progetto marketing  risulta quindi molto utile l’uso dei test cognitivi, per capire quali aspetti del piano comunicativo dovrebbero essere esplorati più nel dettaglio, su quali reazioni emotive “puntare” per ottimizzare le vendite.

 

Scopri la nuova frontiera del Neuromarketing. Parlare, non solo alle persone, ma anche al loro cervello!. Ultima modifica: 2015-01-12T17:10:34+01:00 da Alessandra Scarano