Black Hat SEO? Che cos’è?

Il Black Hat SEO Si tratta di regole “sporche” volte a aumentare in modo illecito il posizionamento di un sito sui motori di ricerca.

Anche la Search Engine Optimization ha il suo lato oscuro.

Sappiamo bene che Google non ama le scorciatoie e premia i siti web che adottano metodi etici e naturali per aumentare il proprio posizionamento.

In tempi come quelli odierni, in cui Google sta perfezionando i propri algoritmi per eliminare chi gioca sporco, è indispensabile conoscere queste tecniche illecite per evitarle.

Quali sono le tecniche Black Hat SEO?

#1. Testo nascosto o invisibile

Si tratta di inserire all’interno del sito del testo trasparente o dello stesso colore dello sfondo, in modo che non sia visibile all’occhio umano ma solo ai computer, attraverso il codice della pagina.

Da quando i motori di ricerca hanno iniziato a conoscere questo stratagemma sarete fortemente incoraggiati a non usarlo!

#2. Il Cloacking

Questo possiamo definirlo un inganno vero e proprio: si tratta infatti di mostrare agli utenti un contenuto web diverso da quello promesso dal link presente nei risultati di ricerca. Una cosa che come saprete fa notevolmente arrabbiare Google e gli utenti!

#3. Keyword Stuffing

Questa tecnica consiste nel ripetere la stessa parola chiave tantissime volte all’interno del testo.

Questo serve per far percepire la pagina autorevole per quella parola chiave. In realtà ciò non fa altro che rendere il testo innaturale, pesante e illeggibile.

I contenuti devono essere di qualità e naturali.

 

#4. Pagine doorway

Si tratta di pagine, prive di contenuto, create appositamente per essere indicizzate dai motori di ricerca e aumentare il posizionamento di altri contenuti del sito.

Queste sono negative perché non contengono nessuna informazione utile e nessun valore aggiunto per gli utenti.

#5. Link farm

Si tratta di pagine web che sono delle vere proprie “fabbriche di link”, cioè pagine infarcite di link e prive di contenuto che, ovviamente, non forniscono nessuna informazione utile per gli utenti ma mirano solo e soltanto a aumentare in modo improprio la popolarità di quei siti che ne usufruiscono.

#6. Desert scraping

Il termine significa letteralmente “raschiare il deserto” ed è proprio di questo che si tratta.

Si tratta di trovare contenuti altrui non più indicizzati dai motori di ricerca e pubblicarli di nuovo facendoli passare come propri e originali. Insomma, raschiare gli archivi web alla ricerca di contenuti abbandonati da sfruttare a proprio vantaggio.

#7. Commento spam

Questo stratagemma sfrutta in modo scorretto una tecnica usata per ottenere in modo lecito i backlinks (collegamenti ipertestuali provenienti da siti esterni) lasciando il proprio commento appropriato o articolo di qualità su blog o siti altrui. Lasciare commenti spam consiste nel copiare e incollare lo stesso commento (o addirittura solo il link al proprio sito) su molteplici e diversi blog, senza aggiungere nessuna informazione di valore.

Conoscendo alcune pratiche del Black Hat SEO sarete in grado di evitarle e non correre il rischio di essere pesantemente puniti da Google!

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Black Hat SEO: le 7 tecniche da evitare. Ultima modifica: 2018-07-24T11:00:37+02:00 da Francesca Wurzburger